 27 gennaio. I sei partecipanti al viaggio in partenza dalla stazione di Firenze per Oswiecim (nome polacco di Auschwitz). Da sinistra: Debora Pettorali, Sara Dinetti, Rebecca Abbafati, Enrico Festa, Giulia Ferretti, Veronica Sampieri |  28 gennaio. Ore 7, ormai vicini all'arrivo. 'Silenzio. Le cime dei pini lungo la ferrovia stormiscono appena. Sono gli stessi pini [...], in lontananza, che milioni di occhi umani videro dai vagoni che scivolavano lenti verso la banchina' (Vasilij Grossman) |  Oswiecim. Dopo 20 ore di viaggio, l'impatto e' fortissimo: 'improvvisamente, tutto cio' che era scritto sulla carta da storici e testimoni, il suono della parola Auschwitz, come un fulmine a ciel sereno, diventa realta'' (Claude Lanzmann, regista di Shoah) |  Linea ferroviaria secondaria, detta Judenrampe, banchina degli ebrei, non molto distante dalla stazione di Oswiecim, dove scendevano i deportati fra il 1942 e il maggio 1944 e su cui sono collocati due dei vagoni merci usati per le deportazioni |  Interno del vagone piombato, spesso trasformato, con il suo carico di esseri umani (fino a 120 persone), 'da veicolo commerciale in prigione ambulante e addirittura in strumento di morte' (Primo Levi) |  Il portale d'ingresso del campo di Auschwitz II-Birkenau, denominato 'portale della morte'. L'immagine, presente su molti libri di storia, e' diventata uno dei simboli dello sterminio degli ebrei |
 Il portale d'ingresso del campo di Auschwitz II-Birkenau fotografato dall'interno |  Prolungamento dei binari perche' dalla stazione entrassero direttamente nel campo. La 'nuova banchina', chiamata in tedesco Neurampe, entro' in funzione nel maggio 1944, con l'arrivo degli ebrei ungheresi, cui e' dedicata l'installazione memoriale del vagone |  L'immensa distesa silenziosa di Auschwitz II-Birkenau, con la neve che, nella sua essenzialita', esalta il potere evocativo del luogo |  Baracche di legno del campo di quarantena maschile (settore B II di Auschwitz II-Birkenau), dove i deportati trascorrevano i primi giorni dopo l'arrivo, per imparare le norme di vita nel lager e la totale sottomissione |  Interno di una della baracche in legno che fungeva da alloggio, con i giacigli a tre piani per i prigionieri |  Interno di una della baracche in legno con latrine e lavatoi, ricettacoli di malattie: oltre alla propria intimita', vi si perdeva cosi' anche la speranza di poter sopravvivere |
 Lager femminile (settore B I di Auschwitz II-Birkenau). Nonostante alcuni padiglioni in muratura, le condizioni di vita delle deportate erano peggiori di quelle degli uomini, per la minore resistenza fisica e la vicinanza ai crematori |  Rovine del Crematorio II, dotato di uno spogliatoio e di una camera a gas interrati, e di 15 forni crematori in grado di incenerire fino a 1500 corpi in 24 ore. Attivo dal marzo 1943 al novembre 1944, fu poi fatto smantellare agli stessi prigionieri |  Rovine del Crematorio III, strutturalmente gemello del Crematorio II. Attivo dal giugno 1943 al novembre 1944, anche questo fu smantellato e poi fatto esplodere dalle SS nel gennaio 1945 |  Rovine del Crematorio IV, che, a differenza dei precedenti, e' ubicato sulla destra del campo. Attivo dal marzo 1943, fu il primo ad essere smantellato, perche' danneggiato nell'ottobre 1944 da una rivolta dei membri del Sonderkommando che vi lavoravano |  Rovine del Crematorio V. Ubicato anch'esso sulla destra del campo, dopo il novembre 1944 rimase l'unico in attivita' e venne fatto saltare in aria dalle SS il 26 gennaio 1945, poche ore prima dell'arrivo dell'Armata rossa |  Al di la' dei cippi neri che in quattro lingue ricordano le vittime anonime dello sterminio, vi erano le fosse di cremazione all'aperto, dove, a partire dall'estate 1944, venivano bruciati i corpi che i crematori non riuscivano piu' a smaltire |
 La Zentralsauna o semplicemente Sauna era il locale dove avvenivano la rasatura dei capelli e del corpo, il controllo medico, la disinfezione degli abiti e del corpo, la registrazione e il tatuaggio del numero di matricola per i nuovi arrivati |  Interno della Sauna, di cui e' visibile la pavimentazione originaria e dove, camminando su una passerella di vetro, e' possibile percorrere fisicamente il tragitto dei deportati ammessi nel lager, che qui venivano privati persino della loro identita' |  Mostra permanente ospitata nella Sauna, dove sono esposte, come in un gigantesco puzzle, parte delle foto ricordo confiscate ai deportati al momento del loro arrivo nel campo e ritrovate dopo la guerra |  Monumento internazionale alla memoria delle vittime del campo. Costruito nel punto in cui i binari si interrompono, fu inaugurato nel 1967 |  La lapide italiana posta ai piedi del Monumento internazionale |  Pronti per la fiaccolata in memoria delle vittime |
 Cerimonia commemorativa al Monumento internazionale. Al centro il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e il Responsabile per la Regione Toscana delle iniziative legate al Giorno della Memoria, Ugo Caffaz |  29 gennaio. In fila per entrare ad Auschwitz I, sotto 'un sole polacco freddo bianco e lontano' (Primo Levi) |  La scritta Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi, posta sul cancello d'ingresso di Auschwitz I per esaltare il lavoro come forma di riabilitazione e come modo per tornare in liberta', ma che Primo Levi definisce 'le tre parole della derisione' |  Alcuni dei 28 blocchi in muratura destinati ai prigionieri |  Il doppio filo spinato elettrificato che separava e isolava i vari blocchi |  Seconda cerimonia commemorativa al cosiddetto Muro della morte |
 Dopo la cerimonia, la visita dell'esposizione permanente ospitata nei blocchi 4, 5, 6 e 7 |  Blocco 4 (lo sterminio) - Scatole di Zyklon B, 'quello stesso gas velenoso che si impiegava per disinfestare le stive delle navi ed i locali invasi da cimici e pidocchi', per rendere la morte degli ebrei 'gravida di dileggio e di disprezzo' (Primo Levi) |  Blocco 4 (lo sterminio) - Grande teca contenente 1950 kg di capelli delle vittime, solo una piccola parte di quelli utilizzati dai tedeschi per fabbricare corde e tessuti, e ritrovati dopo la liberazione |  Blocco 5 (prove materiali dei crimini) - Occhiali appertenuti alle vittime. 'E' stupefacente come quelle bestie riutilizzassero ogni cosa [...]. Solo la cosa piu' preziosa al mondo - la vita - veniva calpestata' (Vasilij Grossman) |  Blocco 5 (prove materiali dei crimini) - Protesi appartenute alle vittime. I disabili erano i primi ad essere eliminati al momento dell'arrivo al campo, spesso senza nemmeno raggiungere la camera a gas |  Blocco 5 (prove materiali dei crimini) - Enorme quantitativo di pentole, che ogni famiglia portava con se' nella convinzione di essere deportata per lavorare in qualche parte del III Reich |
 Blocco 5 (prove materiali dei crimini) - Grande teca contenente migliaia e migliaia di scarpe di tutti i tipi |  Blocco 5 (prove materiali dei crimini) - Enorme distesa di valigie con il cognome e il luogo di provenienza del deportato. E' una toccante metafora del viaggio verso la morte compiuto dai deportati |  Blocco 6 (vita quotidiana dei prigionieri) - Fotografie che racchiudono 'in un'immagine tutto il male [...]: un uomo scarno, dalla fronte china e dalle spalle curve, sul cui volto e nei cui occhi non si possa leggere traccia di pensiero' (Primo Levi) |  Blocco 6 (vita quotidiana dei prigionieri) - Le divise indossate nel lager. 'Il materiale in dotazione, per quanto di infima qualita' e logorato dall'uso, aveva piu' valore della vita di noi deportati' (Marcello Martini, deportato a Mauthausen) |  Blocco 6 (vita quotidiana dei prigionieri) - Teca con la misera razione alimentare giornaliera: caffe' nero, un tozzo di pane, un pezzetto di margarina, zuppa di verdure |  Blocco 6 (vita quotidiana dei prigionieri) - Effetti della denutrizione. Queste immagini sconvolgenti richiamano alla mente la domanda biblica: 'Caino, che cosa hai fatto a tuo fratello Abele?' |
 Blocco 6 (vita quotidiana dei prigionieri) - Quattro bambini zingari, cavie negli esperimenti medici. 'E il cuore sembra fermarsi, stretto da una tristezza, da un dolore, da un'angoscia che un essere umano non puo' sopportare' (Vasilij Grossman) |  Blocco 7 (condizioni igienico-sanitarie) - Giacigli di paglia dove dormivano i primi prigionieri subito dopo l'apertura del lager |  Blocco 7 (condizioni igienico-sanitarie) - Giacigli costituiti da pagliericci e introdotti successivamente |  Blocco 7 (condizioni igienico-sanitarie) - Giacigli a castello introdotti nel 1941 e dove i prigionieri dormivano in due per letto |  Blocco 7 (condizioni igienico-sanitarie) - Ricostruzione dei giacigli in muratura dove i prigionieri dormivano tormentati dal freddo nel ripiano piu' alto e dai topi nella parte piu' bassa |  Blocco 7 (condizioni igienico-sanitarie) - Stanza del kapo: 'Mostrarsi violenti verso gli altri, cioe' i propri compagni, fare delazione, e ogni genere di bassezze erano in lager titoli di merito' (Marcello Martini, deportato a Mauthausen) |
 Blocco 11 - La stanza in cui si riuniva il tribunale speciale della Gestapo, all'interno di quello che era denominato anche 'blocco della morte', dove avvenivano torture e fucilazioni |  Blocco 11 - Il sotterraneo, con la cella di punizione 18, dove fu rinchiuso, condannato a morire di fame, padre Massimiliano Kolbe, che si sacrifico' al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia. In primo piano il cero offerto da Giovanni Paolo II |  Blocco 11 - La cella di punizione 22 con i soffocanti bunker di 90x90 cm, in cui 4 prigionieri, condannati per futili motivi, per esempio perche' scoperti con una maglia sotto la divisa, dovevano entrare strisciando per terra |  Il cosiddetto 'muro della morte', situato nel cortile che separa i blocchi 10 e 11, dove venivano eseguite le condanne a morte per fucilazione |  La Piazza dell'appello. I prigionieri vi trascorrevano in piedi anche ore, al gelo, sotto la pioggia, la neve o il sole cocente, e vi fu istallata una forca collettiva per le impiccagioni, a cui in caso di fuga o di furto veniva data massima visibilita' |  La forca mobile utilizzata nel campo. Fu impiegata un'ultima volta il 16 aprile 1947, per l'esecuzione del comandante di Auschwitz, Rudolf Hoess, che aveva abitato con la famiglia in una casa non lontana dal luogo dell'esecuzione |
 Il Crematorio I, attivo da settembre 1940 a luglio 1943, fino a quando tutte le operazioni di sterminio furono trasferite a Birkenau. Fu poi adibito a rifugio antiaereo per le SS. E' l'unico crematorio ricostruito dopo la guerra |  La stanza di accesso alla camera a gas del Crematorio I |  La camera a gas, dove venivano ammassate fino a 500 persone. 'I confini dello spirito, il non-immaginabile, erano la' ' (Primo Levi) |  Apertura nel soffitto della camera a gas da cui veniva immesso lo Zyklon B |  I forni crematori che, secondo un calcolo dei tecnici, potevano arrivare ad incenerire fino a 340 corpi al giorno |  30 gennaio. Visita alla piu' antica sinagoga di Cracovia |
 Cancello della fabbrica di pentole dove Oskar Schindler impiego' un migliaio di ebrei, salvandoli dalla deportazione e dalla morte |  In partenza da Cracovia, sullo sfondo della Piazza del Mercato |  Stazione di Cracovia. Un ultimo saluto alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, testimoni sopravvissute alla deportazione ad Auschwitz nell'aprile 1944 |  'Noi siamo fummo e resteremo sempre un Nulla che fiorisce: la rosa di Nessuno' (Paul Celan, Salmo, traduzione di Mario Specchio) |